Ridurre gli impatti

Nuove strategie


Le risorse sono le componenti naturali dell'ecosistema, mentre le condizioni sono l'insieme dei fattori ambientali necessari al ciclo vitale degli organismi.

Questo comporta, ad esempo, che per la sopravvivenza una specie non ha solo bisogno dell'acqua, ma che questa sia trasparente, pulita o più semplicemente, non contaminata.

Il problema dell'inquinamento consiste nella contaminazione ambientale, processo capace di modificare le proprietà qualitative delle condizioni ambientali di suolo, acqua, aria e delle biocenosi, compromettendo la disponibilità delle risorse nel tempo.

Un importante uomo politico, spesso considerato il primo ecologista americano; George Perkins Marsh, sosteneva nel suo libro Man and Nature (1864), che in natura nulla è esclusivamente frutto del caso, ovvero, tutto è correrabile alle condizioni ambientali; pertanto anche l'effetto generato dall'impatto "dell'uomo tecnologico" sull'ambiente, è ragionevolmente causa dell'alterazione degli equilibri naturali. Questa osservazione è ancora attuale: non è possibile non accorgersi degli effetti delle attività umane su risorse e condizioni ambientali. Le terre, gli oceani, l'atmosfera e le stesse specie viventi, sono costrette a farsi carico dei nuovi prodotti di sintesi creati dall'uomo e delle eccessive quantità di elementi chimici generati dai processi produttivi.

Queste molecole possono provocare pesanti stress ambientali ed alterazioni ecosistemiche, compromettendo la capacità dell'ambiente di favorire e promuovere lo sviluppo delle popolazioni. In questo senso scegliere di conservare l'ambiente, significa cercare di proteggere anche la specie umana: il rilascio di eccessive quantità di anidride carbonica è causa dell'incremento dell'effetto serra e delle devastazioni del cambiamento climatico, la presenza dei fosfati in acqua produce fenomeni di eutrofizzazione, alte concentrazioni di metalli nei suoli possono intossicare le specie presenti, etc.

Il termine "conservazione" deve essere qualcosa di più esteso rispetto al concetto di "protezione della natura". In ecologia, la difesa di singole specie in pericolo, oppure la tutela paesistica delle aree di pregio, perde di efficacia se non si valuta l'insieme di tutte le condizioni ambientali che sostengono i processi vitali del sistema.

Sono necessarie politiche per preservare gli ambienti naturali con particolare riferimento all'unicità delle relazioni.

Nuove strategie

Nella lotta al degrado ambientale occorre fornire un approccio strategico integrato. Nel campo delle energie e della produzione di beni e servizi attualmente si stanno affermando nuovi indicatori di consumo delle risorse, attenti anche alla qualità dei prodotti e dei processi, quali, ad esempio; l'impronta ecologica, l'impronta del carbonio o dell'acqua.

Esistono strategie finalizzate alla protezione della salubrità dell'ambiente (studi eco-tossicologici), che permettono di individuare non solo le sostanze immesse nell'ambiente, ma anche i comparti nei quali queste si muovono o vanno a confinarsi, ed è possibile in questo modo valutare gli effetti, ed elaborare modelli previsionali sull'impatto nei diversi livelli funzionali dell'ecosistema.

... L'intera verità è che l'economia, nel modo in cui questa disciplina è per il momento generalmente praticata, è meccanicista in quel senso assoluto in cui noi crediamo che possa essere solo la meccanica classica.
N. Georgescu-Roegen, The Entropy Law and the Economic Process (1971)

Una nuova strategia si basa sui flussi di materiali biologici a forte rinnovabilità, in grado cioè, di essere assorbiti dai cicli biochimici nella biosfera, i quali, in sincronia con quelli tecnico/produttivi, permettono di rivalorizzare gli scarti e biodegradare la materia. In questo caso prima di abbandonare il prodotto come un rifiuto, si attiva un'economia ciclica, in contrasto con l'odierna economia "lineare" (meccanicistica) che normalmente fa coincidere la fine del ciclo di vita del prodotto, proprio con il suo utilizzo primario.

L'economia assume un carattere circolare, Economia Circolare - Circular Economy, quando riesce a rigenerarsi da sola, limitando le esternalità dei processi, costruendo nuove filiere con nuovi prodotti.

Su questa stessa linea di principio si muove la Blue Economy, proposta dall'economista Gunter Pauli, che avvalendosi anche di tecniche scientifiche innovative, come la biomimesi, (imitazione delle caratteristiche/funzionalià delle specie viventi), cerca di migliorare la sostenibilità e l'impatto tossicologico delle produzioni sia di materia (prodotti) sia di energia (processi).

Con questa nuova chiave di lettura, possiamo comprendere gli effetti delle interazioni specie-specifiche sui flussi di materia ed energia, migliorando la sostenibilità ambientale di prodotti e produzioni.

la Bioeconomia

La bioeconomia può essere definita come un'economia basata sull'uso sostenibile di risorse naturali rinnovabili, con una attenta analisi delle condizioni ambientali dopo la loro trasformazione in beni e servizi, o prodotti intermedi.

Questo approccio verso nuovi sistemi produttivi, non solo incetrato sul prodotto, ma attento a tutta la filera ad iniziare dall'approvvigionamento di materia prima, senza trascurare una forte operatività multisettoriale, permette in ambiti come l'agricoltura, la chimica fine e dei materiali, le biotecnologie e la bioenergia, di generare un valore aggiunto (secondo la Commissione UE - 2013) di circa 2.000 miliardi di euro per 22 milioni di posti di lavoro.