La Politica Agricola Comune (PAC) nasce insieme all'Europa, con il Trattato di Roma del 1957. Negli anni del dopoguerra, il settore agricolo necessita di forti interventi strutturali e di misure per garantire l'autosufficienza alimentare. Le politiche Comunitarie sono orientate ad assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori europei e remunerazioni eque agli agricoltori, nel rispetto dei principi dell'unicità dei prezzi, della solidarietà finanziaria e della preferenza comunitaria (Conferenza di Stresa, 1958).
Al fine di armonizzare i mercati dei diversi Stati membri, vengono istituite le OCM (Organizzazione Comune di Mercato), un complesso di norme riguardanti un particolare prodotto o un settore di produzione. Nel corso degli anni, gli strumenti operativi della PAC devono adeguarsi per favorire lo sviluppo delle aree dove l'esodo agricolo degli anni '60 ha portato marginalità e regresso (Piano Mansholt, 1970).
Ad esempio, vengono introdotte misure di accompagnamento per incentivare la modernizzazione delle aziende agricole, aiuti per interventi strutturali in zone svantaggiate e per interventi a tutela degli ambienti agrari e forestali. Le problematiche legate alle produzioni eccedentarie vengono gestite introducendo i vincoli alle quantità prodotte, o quote fisiche di produzione.Nel 1992, la riforma della PAC (Riforma McSharry, 1992) mette in discussione le passate politiche a sostegno dei prezzi e pone le basi per un sistema di aiuti disaccoppiati.
I pagamenti, infatti, non sono più proporzionali alle quantità prodotte e vengono dati per unità di superficie o per capo allevato. In cambio, l'azienda agricola si impegna a salvaguardare l'ambiente e garantire la qualità delle produzioni.
Alla fine degli anni '90, un contributo al processo rinnovamento della PAC è dovuto ad Agenda 2000, un programma d'azione che si prefigge di rafforzare tutte le politiche comunitarie al fine di aumentare la competitività e i redditi dei lavoratori e allo stesso tempo tutelare l'ambiente. In questo contesto, il Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006, ad esempio, è un insieme di misure per gli interventi strutturali, finalizzate, tra l'altro, a ridurre gli impatti dell'attività agricola sull'ambiente (Reg. CE 1257/99).
La riforma PAC del 2003 (Riforma Fischler) costituisce una svolta in termini di risposte alle nuove esigenze degli agricoltori, dei consumatori e del pianeta. È costituta da due parti (pilastri)
Nel 2007 il MIPAAF (Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali) ha stabilito che gli impegni di condizionalità vengano ridefiniti ogni anno dalle singole Regioni; inoltre ha attivato la Rete Rurale Nazionale con il compito di identificare le buone pratiche agricole e fornire assistenza tecnica alla cooperazione interterritoriale e transnazionale.
La RRN è il programma italiano del più ampio progetto europeo (Rete Rurale Europea - RRE) per integrare le informazioni e le attività relative allo sviluppo delle zone rurali Comunitarie.
Nel 2014 (anche se per alcuni pagamenti diretti e specifiche misure solo nel 2015) é entrata in vigore la nuova Politica Agricola Comune - PAC 2014-2020, sulla base dei pronunciamenti della Commissione, del Consiglio e del Parlamento Europeo, come previsto dal nuovo Trattato di Lisbona.
Una delle priorità della riforma, che sottointende il riequilibrio dei fondi dei quali beneficiavano solo pochi agricoltori (l'80% delle risorse al 20% delle aziende) è il condizionamento dei contributi, sia alla qualità produttiva che all'ambiente, attraverso azioni specifiche come il Greening.
Una percentuale dei pagamenti diretti è condizionato all'applicazione di regole che promuovono l'uso eco-compatibile delle risorse naturali, ad esempio attraverso il mantenimento di pascoli permanenti, diversificazione di colture o razze, e la predisposizione di aree ecologiche.
La condizionalità è una parte importante della riforma della PAC e del processo di integrazione delle politiche ambientali con le politiche agricole comunitarie (Reg. Ce 73/2009 che abroga il Reg. CE 1782/2003).
La condizionalità dovrebbe porsi un duplice obiettivo generale:
La condizionalià come standard ambientale per l'attività agricola (Lipu, 2007)
mantenere l'agricoltura estensiva nelle aree montane e mitigare l'impatto negativo dell'agricoltura intensiva nelle aree di pianura.
Si tratta di un insieme di obblighi che ogni agricoltore deve rispettare per poter usufruire dei premi e dei contributi concessi dalla PAC. Questi vincoli sono suddivisibili in due categorie:
Criteri di Gestione Obbligatori (CGO) prevedono l'applicazione di direttive ambientali comunitarie sugli habitat naturali, la tutela della sanità pubblica e del benessere degli animali. Sono norme per la conservazione degli uccelli selvatici, per la protezione delle acque dall'inquinamento provocato da sostanze pericolose e nitrati, per l'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura, per la conservazione degli habitat naturali, seminaturali, flora e fauna selvatiche.
Altri criteri indicano le modalità di identificazione e registrazione degli animali da allevamento, le misure di prevenzione e lotta contro alcune malattie. Vengono inoltre indicati i requisiti per l'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari e altre norme per la sicurezza dei prodotti alimentari.
Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali (BCAA) sono un insieme di norme volte al mantenimento in buono stato dei terreni agricoli, degli habitat e degli agro-ecosistemi. Riguardano la gestione della acque superficiali e delle reti di sgrondo, la gestione delle stoppie e dei residui vegetali, la protezione del pascolo permanente, la gestione delle superfici ritirate dalla produzione, la manutenzione degli oliveti e degli elementi caratteristici del paesaggio.
L'inadempienza agli obblighi della condizionalità determina una sanzione sull'importo del premio unico. La normativa dispone che deve essere applicata una sanzione amministrativa se l'inadempienza deriva da azioni direttamente imputabili al beneficiario.