l'agricoltura è un meccanismo indispensabile per conservare la qualità organica, favorire la preservazione dello strato vegetale e evitare la desertificazione. Tutte le attività agricole devono cercare di mantenere e migliorare la fertilità del suolo che è fondamento della vita
COM 2006-231 - Strategia tematica per la protezione del suolo
La componente vitale del suolo (biota) è contraddistinto dall'attività di importanti decompositori primari, tra questi batteri, funghi, meso e macro fauna, che garantiscono alcuni servizi ecosistemici essenziali:
Nel momento in cui l'uomo ha iniziato la coltivazione delle specie vegetali, ha cercato le tecniche agronomiche e le lavorazioni idonee a favorire la produzione ed a migliorare le condizioni del terreno, per proteggerlo da smottamenti, erosioni, ristagni.
Le lavorazioni del suolo (se misurate e poco invasive), agiscono sulle proprietà fisiche e chimiche in quanto servono a migliorare la capacità d'infiltrazione dell'acqua, la porosità e la struttura, con effetti anche sulle proprietà microbiologiche e di conseguenza anche sulla fertilità.
La fertilità di un suolo dipende dalla presenza di sostanza organica e dal livello di strutturazione, parametri in base ai quali può aumentare l'attività biologica. L'apporto di sostanza organica nel terreno si ottiene con l'interramento di letame o compost e con i sovesci.
Le lavorazioni sono legate anche ad esigenze di tecnica colturale: per eliminare le infestanti, interrare i concimi, preparare un buon letto di semina, eseguire le sistemazione idraulico agrarie. Il terreno deve essere lavorato quando è in tempera ed ad una profondità e intensità di lavorazione che non compromettano la struttura del suolo:
Le lavorazioni conservative sono eseguite a minor profondità (minimum tillage, ridge-till, lavorazione a due strati) o sono non-lavorazioni (zero tillage). Lo scopo è di ridurre la pressione della trattrice sul terreno, frenare l'erosione, risparmiare energia e tempo di lavorazione.
È una pratica integrativa alle concimazioni, consiste nell'interramento totale o parziale di una coltura erbacea, che riesce a mettere a disposizione della coltura succedente grandi quantità di azoto fissato.
Si utilizzano le leguminose (favetta, veccia, pisello da foraggio e lupino) perché sono caratterizzate dalla presenza, a livello radicale, di microrganismi azoto fissatori simbionti. Sono usate anche alcune crucifere (senape, colza) e graminacee (loiessa, avena, segale). Lo scopo è mantenere o aumentare la fertilità del terreno attraverso l'apporto di una elevata quantità di azoto e di altri elementi minerali.
La copertura vegetale esercitata dalle colture da sovescio protegge il suolo dall'erosione e limita lo sviluppo di infestanti. Tuttavia, se le riserve idriche sono scarse, possono verificarsi stress idrici per la coltura successiva, quindi, il sovescio è sconsigliabile. Inoltre, il processo di decomposizione è più rapido su terreni umidi e non deve avvenire troppo in profondità.
È importante che il residuo vegetale interrato abbia un rapporto carbonio/azoto inferiore a 30: i microrganismi del terreno, che degradano la sostanza organica, richiedono loro stessi azoto per costruire i propri tessuti; così, se questo elemento è carente, lo sottraggono dalla quota presente nel suolo e l'effetto del sovescio può essere controproducente.
Fin dall'antichità sono state adottate tecniche per mantenere e restituire fertilità al terreno. I suoli sfruttati da colture cerealicole restavano a riposo per un'intera stagione (maggese), oppure venivano seminati con colture in grado di restituire alla terra sostanza organica ed i nutrienti fondamentali (leguminose, prati).
Ancora oggi la superficie agricola aziendale viene suddivisa in appezzamenti, nei quali, a rotazione, sono coltivate colture diverse. I vantaggi riguardano il mantenimento della fertilità dei suoli e della loro struttura.
Il ciclo di rotazione:
La monosuccessione è la coltivazione dello stesso tipo di coltura sullo stesso terreno per più anni. Si è diffusa in seguito alla specializzazione delle aziende agricole (es. aziende cerealicole) e alla semplificazione degli ordinamenti colturali.
La monosuccessione ha portato ad un progressivo impoverimento dei suoli, che perdono fertilità per la presenza continua di una coltura sfruttante. Tra i problemi ecologici legati alla monocoltura, c'è lo sviluppo di forme di resistenza da parte di patogeni e infestanti ai più comuni fitofarmaci ed erbicidi.
Inevitabilmente, si manifesta nel tempo una tolleranza o una resistenza al principio attivo che, non più efficace, deve essere distribuito in dosi sempre maggiori oppure sostituito da formulati sempre più selettivi.